Altare prenuragico di Monte d’Accoddi
Sassari
ORARI DI APERTURA DA NOVEMRE A DICEMBRE:
martedì: 10.00 – 14.00
mercoledì: 10.00 – 14.00
giovedì: 10.00 – 14.00
venerdì: 10.00 – 14.00
sabato:10.00 – 14.00
domenica: 10.00 – 14.00
CHIUSURA:
lunedì e festivi
BIGLIETTO:
intero 4,00 euro;
ridotto 3,00 euro (per scolaresche e gruppi da minimo 20 persone).
Il complesso prenuragico di Monte d’Accoddi è considerato un monumento unico in Europa e nel Mediterraneo per le differenti tipologie costruttive impiegate. Si tratta di una struttura ad altare – che ricorda nella forma le “ziqqurath” orientali – con annesso un villaggio, al quale si accede con una rampa di oltre 40 metri di lunghezza. Sui due lati della rampa, un grande lastra, usata per offerte o per sacrifici e un menhir di oltre 4 metri d’altezza.
La Storia
I primi scavi del sito risalgono alla metà del ‘900 e hanno riportato alla luce una serie di imponenti costruzioni, fra le quali due strutture templari sovrapposte pertinenti a fasi culturali tardo neolitiche ed eneolitiche.
Le ricerche condotte fino ad ora testimoniano che l’altare ha avuto due fasi principali: una prima databile attorno al 3000 a.C. del cosiddetto “tempio rosso”, che fu in seguito inglobata nella struttura successiva che si data attorno al 2700 a.C.. Nei pressi del santuario è stato anche portato alla luce un villaggio della Cultura di Ozieri, Neolitico Finale (circa 3.500-2.900 a.C.).
La più antica frequentazione umana del pianoro di Monte d’Accoddi è da attribuirsi al Neolitico Recente e solo in una fase successiva, con la Cultura di Ozieri del Neolitico Finale (ca 3.500-2.900 a.C.), il sito divenne un insediamento umano legato ad un centro cerimoniale con menhir, lastre sacrificali e blocchi sferoidi dall’incerto significato. In una fase matura della Cultura di Ozieri le genti del luogo edificarono un grande santuario: una struttura tronco piramidale, preceduta da una rampa sulla quale si erge un vano rettangolare. Tutte le superfici di questa grandiosa costruzione sono dipinte principalmente di rosso ocra (da qui la denominazione di “Tempio rosso”) seppure non mancano tracce di colori come il giallo e il nero. Intorno al 2.800 a.C. la struttura del “Tempio Rosso”, ormai in rovina, venne rafforzata con un’incamiciatura muraria in blocchi ciclopici di calcare che oggi caratterizza il monumento all’esterno. Il complesso archeologico è in gestione al Comune di Sassari che ne cura le attività di fruizione e valorizzazione.
Indirizzo
Strada Statale 131 - Km 222, 200
Sassari
Proprietà
Ente MiBACT
Tipologia
Architettura-civile