Dalla pietra alla storia
Il museo
La Pietra tramanda tradizioni e memorie della Sardegna perchè, come il legno ma con maggiore resistenza al tempo, è stata impiegata per millenni con tecniche che narrano la sua Storia.
La Pietra tramanda tradizioni e memorie della Sardegna perché, come il legno ma con maggiore resistenza al tempo, è stata impiegata per millenni come materiale da costruzione con tecniche e lavorazioni che narrano la sua Storia.
Il legame fra la Sardegna e la pietra appare già in tempi antichissimi: una leggenda racconta che al termine della creazione delle terre Zeus plasmò un mucchio di rocce e massi con il piede lasciando nel Mar Tirreno un’impronta indelebile, un’Ichnussa, dalla parola greca Ichnon, orma.
Un mito racconta anche la nascita dei Nuraghi: in fuga da Creta, Dedalo trovò rifugio ed ospitalità sull’Isola e, per ringraziare i pastori che lo avevano soccorso, donò loro una costruzione nata dalla semplice sovrapposizione di pietre all’interno della quale potessero trovar riparo: il nuraghe.
La Torre di San Pancrazio, uno dei simboli di Cagliari, venne edificata durante la dominazione Pisana (1305) dall’architetto Giovanni Capula, che progettò due anni più tardi anche la torre dell’Elefante. L’edificio è costruito, come la torre gemella, in blocchi squadrati di Pietra Forte, un calcare bianco molto compatto estratto dal colle di Bonaria.
Alla base della Torre, si apre l’omonima Porta che consente l’ingresso a Castello, il principale dei quattro quartieri storici di Cagliari, ancora oggi circondata da possenti mura, di cui rimangono tracce che regalano suggestive vedute panoramiche sulla città. La ristrutturazione e la riorganizzazione degli spazi dell’ex Regio Arsenale militare, avvenuta fra il 1965 e il 1979, ha integrando armoniosamente i nuovi spazi espositivi con la settecentesca struttura esistente ed il sistema di mura affiorato durante i lavori per la costruzione del Museo Archeologico. Proprio all’interno delle sale del Museo sono custoditi le grandi statue in monoblocchi di arenaria gessosa rinvenute negli anni ‘70: le sculture di Mont’e Prama.
In provincia di Sassari, a Porto Torres, la pietra, come del resto l’intera città, testimonia gli antichi rapporti con Roma e diventa di tipo calcareo, in lastre di trachite e basalto, per il rivestimento di strade, o lastre marmoree, per pavimentazioni e rivestimenti commemorativi. Il ponte che ancora collega le due sponde del rio Mannu, è costruito invece con piloni in calcare con rinforzi in vulcanite. La pietra, grazie ai Romani assume oltre a un ruolo strutturale anche un crescente ruolo decorativo, lavorata da abili mani di scalpellini e artigiani.
A Sassari, la pietra ritratta nei quadri di Mario Delitala omaggia il Monte Ortobene e la sua selvaggia natura mentre nell’arcipelago de La Maddalena, a Caprera, dove con la Cava Francese ebbe inizio lo sfruttamento industriale del granito, il monumentale busto di Garibaldi dalle forme austere e sintetiche ricorda il luogo dove l’eroico personaggio visse gli ultimi anni prima della morte e un grande masso di granito grezzo custodisce il suo corpo.
Le pietre della Sardegna varcarono i confini regionali: le colonne del Pantheon, la Chiesa di Santa Maria Maggiore e il Duomo di Pisa impiegarono blocchi di granito estratti dai promontori rocciosi dell’isola. Oggi, grazie alla disponibilità dei materiali e di sperimentazione di tecnologie innovative, lastre e manufatti lapidei varcano anche i confini nazionali rendendo la pietra uno degli elementi più rappresentativi dell’Isola nel mondo.